COSA VOTA LA NATURA MADRE?
CRONACHE GEOPOETICHE DEL 27 maggio 2019
Mi interrogo a ogni giro elettorale sul perché quando agiamo da massa disunita e sobillata dagli slogan finiamo per farci allontanare dal senso della vita; sul perché si cede alla tentazione di adorare la paura ed ergerla a insuperabile valico per lasciarci guidare dall’impulso, esprimendo di noi quelle cose che dovremmo risolvere dentro, nel rapporto che abbiamo con il nostro negativo. Mi chiedo perché quando ci si unisce liberamente, nella creatività condivisa del vivere insieme, al contrario, sappiamo dare vita a creazioni sociali magnifiche. Come per esempio la democrazia, che al pari di ogni altra creazione umana, ha bisogno di evolversi: è vero. Ma è anche l’unica forma che ci consente di decidere di convivere senza ucciderci a vicenda.
Ci dicono sempre che tutto è molto complesso e allora per riflettere sulle Europee 2019 invito a osservare la fotografia che ho scattato camminando in una foresta verdissima insieme all’amica e collega Elena Maffioletti pochi giorni fa. Risalito l’umido bosco percorso da un torrentello che scorre sul calcare, siamo giunti alla Forcella del Sorriso, toponimo di buoni auspici. Ci siamo messi a guardare l’intorno. Quattro sentieri raggiungono quel punto di svolta. Poi ho notato che la luce filtrava dal cielo, a quell’ora, evidenziando le forme dei due alberi che vedete, uno in primo piano con il tronco che curva verso sudovest e l’altro che si eleva, quadruplicandosi, verso l’alto. Due essenze diverse che convivono nello stesso bosco, con altre decine di essenze. E senza farsi la guerra. Lo sguardo è stato attratto dove in quel momento c’era, per citare l’autoesplicativo titolo del libro dell’amico Fratus, “Il sole che nessuno vede”. Sole che è una stella che è luminosità che è dono per riuscire a vedere dove spesso pensiamo non vi sia niente di speciale da vedere. Eppure, il sorriso tra me e Elena, mi ha detto che da vedere e percepire c’era davvero tanto. Così tanto, che sarebbe impossibile descriverlo in poche righe. Eppure dirò questo. La complessità della natura, di cui noi siamo parte e non padroni, si manifesta con una semplicità disarmante. Osservando quei due alberi, tra le centinaia presenti in quel luogo, per l’ennesima volta ho potuto percepire che la vita tende alla vita e che quella complessità – il “funzionamento” della vita degli alberi – è un bagliore davvero semplice da assorbire. Che in quello stretto passaggio tra lo stupore delle forme e la comprensione della potenza della vita, c’è tutto quello di cui ho bisogno per sapere che per me l’unico voto che conta è quello della natura madre. Ovvero della vita. E’ complesso, ma è semplice capirlo. La natura non parla mai con lingua biforcuta, ma con la lingua della vita. Non so perché, ma quando io e l’amica scrittrice, che ci ha donato un capolavoro come “Il principio della Terra”, abbiamo ripreso il cammino, mi sembrava di avere compreso più cose sulla complessità. E il mio passo era più leggero.